Archivio Cavellini
Archivio Cavellini
The poster of the exhibition at the Kintetsu
Department Store (Osaka, 1986) in a photo
taken during GAC's performance
“Come spesso accade questa esortazione all’autoliberazione va di pari passo con l’esaltazione del sé, anche se questo parrebbe in assoluta contraddizione (basti ricordare il “La rivoluzione siamo noi” di Beuys): così, il riconoscimento di GAC da parte di un ambiente genericamente creativo, avviene proprio in presenza della parossistica autocelebrazione del singolo. “Vita di un genio”, “La giornata di un genio”, le “Pagine dell’Enciclopedia Universale”, le “25 lettere”, i “Cimeli”, gli “Autoritratti” sono tutte manifestazioni in cui l’autostoricizzazione deve diventare parossistica: nelle “lettere”, GAC scrive ai più grandi intellettuali della storia; nelle ‘Pagine dell’Enciclopedia” descrive la propria vita, dagli esordi – veri e documentati – al futuro, proiettato nel millennio successivo, dove si attribuisce invenzioni straordinarie; nei “Cimeli” riproduce momenti e situazioni della propria vita personale – foto, opere, azioni, ecc.- e di quella artistica; produce serie di francobolli con la propria effige – prima su tela emulsionata poi in mille altri modi -; stila una falsa classifica degli artisti più pagati del mondo, sulla falsariga di quella classifica vera e autorevole che compare sulla rivista tedesca “Kunstkompass”, si pone al trentesimo posto, e la spedisce in tutto il mondo; ricopre della storia della propria vita, tratta dall’autostoricizzazione dell’”Enciclopedia”, modelle e modelli viventi, vestiti che indossa, colonne che espone, tutti ricoperti dalla sua fittissima scrittura…
Ogni cosa è ossessivamente volta su di sé, e anche le sue opere sono di fatto tutte degli autoritratti: e se nelle “25 lettere” la finzione letteraria di scrivere missive di ringraziamento a Sant’Agostino o a Macchiavelli per avergli dedicato rispettivamente “Le confessioni di Cavellini” e “Il principe Cavellini” è scoperta, non è così per altre, più sottili manifestazioni, tutte attuate secondo il metodo, quello sì autenticamente cavelliniano, delle “Mostre a domicilio”, cioè, attraverso l’invio di libri-opera a domicilio dell’appassionato, del critico, del giornalista, del direttore di museo. La perseveranza di Cavellini che ciclicamente diffonde nel sistema queste “mostre”, ha la meglio sul dato storico, fattuale, dandogli così ragione. In fondo, quando il pur attentissimo Gillo Dorfles, per distrazione, fa pubblicare sul suo manuale d’arte contemporanea la classifica falsa di GAC, non fa altro che sottostare a una delle leggi del sistema, che subordina la verità storica all’efficacia dell’informazione. Quello è soltanto il più eclatante dei risultati, ma non ancora il più efficace, perché è stato immediatamente svelato…Invece credo che il successo maggiore di GAC potrebbe essere in un lontano futuro, quando una “Pagina dell’Enciclopedia Universale” verrà ritrovata dopo una guerra atomica, e ci racconterà che Guglielmo Achille Cavellini aveva compilato nel 2037 il primo dizionario del linguaggio delle piante.
Dalla “Enciclopedia Personale” di Marco Meneguzzo