Archivio Cavellini
Archivio Cavellini
LA “MAIL ART”
L’Archivio conserva una collezione di arte postale, unica nel suo genere e di rilevanza internazionale, che conta ad oggi circa 2000 invii, tutta riferita agli anni Settanta, sorta come risposta alternativa al sistema dell’arte e desiderio di partecipazione al lavoro di un autore che si ergeva a difensore delle libertà creative individuali.
Dal 1971 GAC conia il termine “Autostoricizzazione” come reazione ironica e personale alle chiusure di un sistema che non riesce più a fornire risposte all’artista come individuo, negandone le potenzialità creative.
Ne nasce un flusso di operazioni autodirette in cui si appropria delle canoniche forme di accesso al riconoscimento pubblico.
La prima consiste nella produzione di manifesti che alcuni dei più importanti musei d’arte contemporanea del mondo dovranno usare per presentare una mostra che celebrerà il proprio centenario nel 2014.
Inizia anche a produrre “Le mostre a domicilio”, pubblicando cataloghi ad alta tiratura contenenti opere di autopromozione che spedisce per posta ad una vasta platea di personaggi ed istituzioni legati a vario titolo al sistema dell’arte internazionale, utilizzando più di diecimila contatti postali.
Una simile radicale diffusione del suo pensiero, legata alla pulsione personale dell’essere artista ma anche capace di toccare i punti sensibili di un sistema che sta mostrando i segnali di una crisi profonda di rappresentabilità, ha un’immediata ed entusiasta reazione di consenso che trova linfa soprattutto in un bacino diffuso ed eterogeneo di forme creative che non aspettavano altro per esplodere.
Il suo lavoro si trova immediatamente al centro di un circuito internazionale mailartistico che fino ad allora si dibatteva in uno scambio ristretto e mirato.
Le risposte creative e celebrative alla sua posizione di solitario paladino di una nuova condizione dell’artista, che ha deciso di costruire da sé la propria storia professionale, incalzano per circa un decennio inondando la casella postale di questo personaggio che sembra perdere i propri contorni biografici per assumere una forma mitizzata attraverso i propri strumenti di comunicazione, soprattutto l’adesivo che promuove il proprio centenario e le azioni performative in cui viene spesso usato.
Nasce così quello che GAC ha chiamato nel 1983 “Il Museo Cavelliniano”, più di duemila opere in risposta ad un’idea di cui una folta parte di una nuova generazioni di artisti desiderosi di cambiamento si sentivano compartecipi.
In seguito, in più occasioni l’autore ha affermato che proprio il museo di arte postale avrebbe dovuto essere considerato come la sua opera più compiuta e circostanziata, con una conclusiva azione di appropriazione che sembra a posteriori fornirci oggi una visone generale del suo lavoro, non solo legata alla produzione personale, ma fortemente permeata da quel processo comunicativo di cui è stato l’artefice.
Ulteriori informazioni sono disponibili nella sezione dedicata all’ Autostoricizzazione.